Testimonianza Storica

Il santuario di San Mauro fu costruito intorno al 1120 dai monaci Benedettini, sulle rovine di una Chiesa preesistente, ma di questo primo impianto non si riesce ad individuarne traccia.
Intorno alla fine del 1400, quindi in epoca aragonese, iniziarono le vere e proprie opere di costruzione che si protrassero fino alla fine del 1500: infatti la Chiesa è un esempio di sintesi tra tardogotico e rinascimentale con innesti barocchi.
   
Il rosone in stile romanico , risulta essere il più grande esistente nell'isola con due metri di raggio.
Nella parte frontale, si trova un'ampia scalinata in cui compaiono ai lati, due leoni reggenti lo stemma di Aragona .
Interessante è l'utilizzo di una stele di tomba di giganti , sulla parte destra della scala d'accesso.
   
   

Accanto al Santuario, si trovano i muristenes, un tempo chiamate con il nome di Cumbessias cioè camerette che in origine, venivano occupate dai frati laici. Nel 1695, queste, ebbero la destinazione umanitaria di lazzaretto che, accolsero vari appestati, e a testimonianza di quel periodo, nella facciata, si trova un graffito ed un canto il lingua sarda.
San Mauro Abate, considerato il patrono degli zoppi e dei gottosi proprio per aver guarito un fanciullo zoppo e muto, ponendo su di lui la stola Diaconale, viene festeggiato per ben tre volte nel corso dell'anno:
- a metà gennaio per invocare Santu Maru de is dolos (per la guarigione dei dolori reumatici);
- il Martedì dopo la Pasqua, Santu Maru de flores, per la primavera;
- alla fine di Maggio per l'antica celebrazione di Santu Maru erriccu per la ricca produzione agropastorale del periodo.

   
     

 
Di particolare rilevanza architettonica è la chiesa parrocchiale attribuita a Santa Maria Assunta.
Si tratta di una costruzione del tardo cinquecento, realizzata in stile tardo-gotico, precisamente, nel 1580.

Nella Parrocchia, si conserva una pregevole tela del pittore Giovanni Marghinotti con l'immagine della purissima mentre, della struttura originaria, è rimasto soltanto il campanile.

                 
     

Long. 9.090735
Lat. 40.007550

La Chiesa, che sorge tra i campi che circondano Sòrgono,risulta essere l'ultima testimonianza visibile dello scomparso villaggio di Spasulè, abbandonato in passato dai suoi abitanti forse a causa di un' epidemia. Si tratta di una Chiesa risalente all' epoca Romana, con un' unica navata che termina con un'area presbiteriale rialzata,
   
a cui si accede tramite un arco trionfale ad ogiva rinforzato da contrafforti. L'intera architettura, di elemento architettonico qualificante, presenta nervature e piedritti decorati a bassorilievi assai pregevoli che si riallacciano a modelli gotici aragonesi. Un piccolo locale, a cui si può accedere solo dall'esterno, si trova addossato su un fianco dell'edificio. Nel presbiterio invece, si apre una finestra rotonda anch'essa ornata da piccole nervature, qui, si conservano ancora delle mensole lignee intagliate a
     
   

motivi decorativi reggenti, ciò che rimane dell'orditura principale della copertura. L'edificio, presenta due accessi, uno principale sul fronte e uno laterale le cui mensole in trachite, sottostanti l'architrave, presentano motivi decorativi a spina di pesce incisi su un triangolo.

L'accesso primario, è ornato da un arco nervato che non abbraccia l'intero spessore murario ma che costituisce un semplice rivestimento, essendo il vano dell'apertura coperto da un grosso architrave ligneo. Il tetto, originariamente a capanna, era forse sorretto da capriate. Il perimetro murario, invece, è possibile isolarlo in due fasi costruttive: una che abbraccia la parte mediana dell'edificio e l'altra che comprende i lati estremi e tocca ad Ovest, la facciata e parte delle pareti laterali, e a Est la zona presbiteriale. Nella seconda fase si ritrovano invece, elementi reimpiegati (come frammenti di colonnine, pezzi di stipiti ecc...) forse provenienti dal primo impianto. Il materiale di costruzione è costituito da elementi lapidei di granito poco lavorati o da blocchi di trachite ben squadrati collocati lungo i passaggi strutturali (testate d'angolo, aperture, ecc...). Ambito culturale: Gotico-Aragonese, databile al XVI secolo.

La vita del Santo:
Giacomo, appartenente ad una famiglia di pescatori sul Lago Tiberiade, era figlio di Zebedeo e di Salome. I vangeli raccontano che un giorno, mentre il Signore passava nei pressi del Lago, chiamò a sé Giacomo e suo fratello Giovanni. Fu per la grande generosità con cui essi abbandonarono tutto per seguirlo che, Gesù ebbe per i due lo stesso effetto privilegiato che ebbe per Pietro. I tre infatti, risulteranno essere i tre più intimi confidenti di Gesù, dei suoi pensieri e soprattutto gli amici che assisterono alla Resurrezione della figlia di Giairo, e ancora alla Trasfigurazione e all'agonia nell'orto degli ulivi.
Molto ambizioso, Giacomo, mira ad ottenere i primi posti nel Regno ed è per questo che si dichiara pronto a tutto così, il Signore, con la sua profezia, gli preannunciò che avrebbe bevuto con lui il calice del sacrificio e questo avvenne. Giacomo infatti, fu il primo degli Apostoli a dare il sangue per il suo Signore e come Lui durante le feste Pasquali, fatto decapitare da Erode Agrippa a Gerusalemme nell'anno 42.
La vicenda dei resti mortali dell'Apostolo è a dir poco leggendaria, risulta infatti essere circondata da un alone di mistero. Il luogo della sepoltura, rimase nascosto per molto tempo, la scoperta infatti, avvenne fra l'812 e l'814 quando, l'eremita Palayo vide comparire una strana luce, quasi simile ad una stella, sul tumulo di quello che era un antico Cimitero Romano.
I festeggiamenti in onore del Santo, vengono svolti l'ultima domenica di Luglio.

                           

E' una chiesa campestre con ampia vista panoramica essendo posizionata a circa 1000 metri s.l.m.

 
 
   
Il monumento di ambito culturale Neoclassico, si trova su un'altura sovrastante il paese di Sorgòno, in posizione particolarmente panoramica. La facciata in cui si apre una trifora, termina con un frontone ai cui lati compaiono due campanili a vela. La Chiesa, a pianta a croce latina e navata unica, si conclude con abside semicircolare così come i bracci del transetto. L'aula, coperta a botte e sottolineata da sottarchi, accoglie un presbiterio rialzato.