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Si dice che la storia di un popolo comincia quando l'uomo, con la scrittura, ci ha tramandato direttamente le sue vicende. Il lungo periodo che precede il primo documento scritto è considerato "preistoria". |
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pietra e altri materiali che trasformavano in utensìli e in oggetti di culto e numerosi, sono i dipinti parietali che raffigurano animali e uomini in modo naturalistico. |
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Ossidiana |
I primi abitanti di questi villaggi, erano in grado di produrre strumenti e suppellettili di vario genere, in primo luogo una ricca quantità di ceramica ma soprattutto, si dedicavano alla lavorazione dell'ossidiana che in quel periodo andò a costituire una vera e propria industria litica. La vita all'interno di questi villaggi, si svolgeva tranquilla e pacifica, questo, è documentato dall'assenza di opere difensive ma soprattutto dal ritrovamento di statuette femminili in pietra, dalle forme opulente, che ci permettono di capire che questa comunità praticava il culto della dea madre legato alla fertilità. |
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Il tipo di sepoltura e i riti funebri praticati, non sono molto chiari, poiché, in un primo periodo andò a diffondersi la cultura primaria che si distingueva per la sepoltura nelle grotte mentre, in quella secondaria, iniziarono a diffondersi le sepolture in grotticelle artificiali scavate nella roccia. Stiamo parlando delle prime 'domos de janas' che si presentavano mono o bicellulari con un pozzetto d'accesso verticale. Tali sepolture ci hanno restituito scheletri rannicchiati e coperti con ocra rossa con un ricco corredo funerario che testimonia l'importanza che il culto dei morti aveva assunto per queste comunità. |
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"Dea Madre Mediterranea" Ritrovata a Meana Sardo in località 'Polu' |
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Con il diffondersi della Cultura di Ozieri e di Arzachena, dal IV millennio a.C. si entra nel Neolitico Recente. Con questa cultura, i villaggi iniziarono a sorgere in zone particolarmente favorevoli, asciutte, talvolta pianeggianti ma spesso anche su declivi collinari spingendosi fin sulle altura dell'Isola. |
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"Villaggio Is Putzos" |
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all' interno generalmente presentavano due ambienti, uno semicircolare d'ingresso e uno rettangolare all' interno. I reperti, ci permettono di capire che le attività principali di questi uomini rimanevano l'agricoltura e l'allevamento ma ben presto anche l'artigianato tessile, la ricerca di minerali e soprattutto l'attività di scavo delle domus de janas. Per quanto riguarda le sepolture, queste popolazioni, mostrano una notevole varietà di soluzioni. |
"Villaggio Is Putzos" |
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"Tecnica del bassorilievo: spirali" Atzara |
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Utilizzavano fosse plurime o singole, situate in certi casi sotto il pavimento delle capanne, ossari e tombe collettive ricavate in grotte naturali, sepolture singole o collettive in tombe a circolo, dolmen e domus de janas le quali, fanno pensare a delle vere e proprie città dei morti. Le pareti erano spesso riccamente e finemente decorate, con la tecnica del bassorilievo, da spirali, festoni e altri segni di significato religioso poiché, essi pensavano che la vita continuasse dopo la morte. |
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Intorno al 1800 a.C. termina un altro significativo periodo che succede al neolitico, il Calcolitico. Questo, fu il periodo di transizione, caratterizzato da grandi sconvolgimenti, legati allo sviluppo dell'industria mineraria e alla lavorazione dei metalli e in particolare del rame. |
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E' in questo periodo che si diffonde la cultura dei 'Menhir', una nuova forma di credenza, nata sostanzialmente per celebrare gli antenati. Questo culto, infatti, attraverso i simboli magici presenti sulle pietre, tende ad affermare la continuità dell'esistenza di questi mitici personaggi che divennero un punto di riferimento nella vita e non solo per i loro discendenti, ma per l'intera comunità. Nel periodo di tempo che va dal 1800 a.C. fino alla conquista romana, inizia a diffondersi la cultura Nuragica, una tra le civiltà più note della cultura sarda che ha sempre affascinato per la misteriosa origine, ma soprattutto, per la grandiosità e l'importanza delle sue testimonianze che hanno da sempre suscitato l'attenzione di viaggiatori e studiosi fino ad identificarla con la Sardegna stessa. |
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Menhir -Biru 'e Concas |
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I nuraghi, suddivisi in due tipologie di costruzione, si presentano monotorre, che corrisponde alla struttura più antica, con un ingresso a forma di trapezio sormontato da una finestrella e orientato a sud-est. All'interno, la torre, può avere uno o al massimo tre ambienti sovrapposti verticalmente con copertura a tholos, comunicanti mediante scale elicoidali ricavate nella muratura. Il nuraghe appariva come una costruzione imponente che in taluni casi poteva arrivare ad un' altezza superiore ai diciotto metri. |
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'Tomba dei Giganti- Calamaera" |
Accanto ai nuraghi generalmente, sorgevano i villaggi di capanne e, non lontano dai luoghi dei vivi erano i luoghi delle sepolture che in questo periodo scopriamo essere, le 'tombe dei giganti' che venivano scolpite nella roccia o costruite in pietrame per essere poi coperte da un tumulo, dove si pensa si svolgessero delle riunioni rituali. |
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"Nuraghe Nolza" |
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La storia della Barbagia, possiamo affermare si fermi qui. Con l'andare del tempo, in Sardegna iniziarono ad instaurarsi nuove popolazioni e nuove culture. Arrivarono i fenici, i punici e ben presto iniziarono le guerre, |
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le quali, portarono i veri sardi a rafforzarsi sempre più e a ritirarsi quasi completamente verso l'interno dell'isola, rafforzando le loro torri nuragiche e soprattutto salvaguardando la propria cultura. |
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"Matrice Nuragica" |
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Dai ritrovamenti di bronzetti, si capisce che alla base di una comunità così unita, si trovavano dei capi che riuscivano a dare un' organizzazione interna ai villaggi, ben definita. Alla base, infatti, si trovava la famiglia alle cui donne spettava il compito di svolgere i lavori domestici come la preparazione del pane, della filatura, la tessitura ed altri lavori similari mentre, all' uomo, spettavano i lavori esterni dell'agricoltura, dell'allevamento, dell'artigianato ma anche della caccia e della pesca. |
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"Navicella di età nuragica con animali" |
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Fino all'arrivo dei Romani nel 238 a.C., la Sardegna visse per circa 271 anni sotto il dominio dei cartaginesi e, benché l'area interna dell'Isola rimaneva ancora inesplorata perché i sardi continuavano a difenderla egregiamente, iniziò anch'essa a sentirne l'influenza negativa. Infatti, dopo aver imposto di coltivare in proprio, di far pagare forti tasse allo Stato e far lavorare gli uomini in catene nelle miniere e nei campi per conto dei grandi proprietari, i romani, imposero anche il divieto del libero commercio. |
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Negli anni del II secolo a.C. i Romani penetrarono militarmente nella Barbària (terra di gente di cui non si capisce la lingua), occupandola senza però tuttavia domarla ma facendovi terminare le superstiti usanze dell'antica civiltà nuragica. |
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In questo periodo iniziò a diffondersi anche il Cristianesimo creando un' ulteriore confusione. Infatti, poiché la Chiesa, nominalmente romana ma sostanzialmente di rito bizantino, con il clero dalla folta barba ed il battesimo ad immersione, non contribuiva certo a rendere la situazione più chiara. Sorprendentemente, nel giugno del 594 il silenzio delle fonti storiche sulla Sardegna Barbaricina si squarcia, grazie ad una lettera del Papa Gregorio Magno rivolta ad un certo Ospitone ‘Duca dei Barbaricini' perché convincesse i suoi sudditi ad abbandonare il culto di ‘legni e pietre' e a convertirsi al Cristianesimo. Alla fine della dipendenza dell'Isola dall'impero di Bisanzio, in Sardegna, nell'873 si realizza in quegli anni il fenomeno più importante della nostra storia: la presenza di autorità sovrane, presupponendo la formazione giuridica di più stati locali autonomi ossia, la nascita dei ‘Giudicati'. |
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La storia dei Giudicati, vissuta tra il 900 e il 1420, ha inizio con la suddivisione della Sardegna in quattro Giudicati:
Il giudicato d'Arborea, durato per più di 500 anni con più di ventitré generazioni di sovrani, era grande circa 4.832 kmq e si presentava suddiviso amministrativamente in tredici curatorie tra cui la Barbagia di Belvì e del Mandrolisai. Ogni curatoria che comprendeva vari paesi e ville, anche se si presentavano con un' estensione territoriale diversa, possedeva l'unica caratteristica che le accumunava, ossia, il numero di abitanti, per avere così, un'evidente parità politica. A capo della curatoria, stava il curatore, nominato dal Giudice il quale, assegnandogli le funzioni di giustizia e di polizia poteva organizzare l'esazione delle tasse nel territorio mentre, a risolvere i problemi giornalieri per ogni singola villa c'era il 'Majore de Villa' paragonabile all'odierno sindaco. I barbaricini, che fino a questo momento, avevano resistito ai fenici, ai Cartaginesi, ai Romani (in parte), ai Vandali e agli stessi Bizantini, accettarono positivamente questa nuova suddivisione e soprattutto il Giudice, segno questo, di una possibile organizzazione giurisdizionale anche all'interno del sistema nuragico-barbaricino. |
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