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Situato alle pendici del
Mont' 'e Cresia, un tempo coperto da boschi di querce secolari, Aritzo, presenta ancora oggi bellezze naturalistiche uniche, paesaggi molto vari e di grande valore ambientale.
Appartenuto nel Medioevo al Giudicato di Arborea e poi al marchesato di Oristano, beneficiò successivamente, del privilegio concesso da Ferdinando II di Aragana, con una carta reale del 1480, di appartenere direttamente alla Corona e di poter eleggere i propri amministratori tra la gente del posto.
Il suo nome, di origini ancora incerte, fa pensare al toponimo derivante dal latino
erìthu, erìtzu "riccio" inteso come animale ma anche come riccio di castagna, un'altra teoria però, ci fa pensare ancora che il nome del paese, derivi forse dalla voce semitica ‘aritz' che sembrerebbe significare località impervia e dirupata , proprio perchè nei secoli il paese divenne il rifugio naturale dei sardi che volevano sfuggire all'invasione cartaginese e romana.
Dominato da uno dei 'tacchi' più suggestivi della Barbagia 'SU TEXILE', Aritzo, con i suoi 1538 abitanti su un territorio di circa 76 kmq, possiede ancora oggi nel centro del paese una zona di notevole valore storico. Possiamo infatti visitare il castello Arangino del XVIII secolo, la Chiesa Parrocchiale e le Carceri Spagnole del XVI° secolo e ancora 'Domos Janas', tombe dei giganti e Nuraghi.
Dentro l'abitato non è scomparsa del tutto, invece, un'altra importante attività economica del centro montano: l'artigianato del legno, sviluppatasi grazie all'importante risorsa naturale dei castagneti, e ancora i resti delle
domos de nie, le "case della neve" utilizzate per lavorare a quella che fu l'attività commerciale più fruttifera dal XVII secolo ossia, "SA CARAPIGNA" un antico sorbetto al limone.
Aritzo, annovera anche qualche cultore della poesia dialettale, Bachis Sulis il poeta bandito che , nato ad Aritzo nel 1795 fu ucciso a tradimento nel 1838, e che ancora oggi viene ricordato dal paese attraverso il murales situato nel centro dell'abitato. Il paese, va menzionato anche per essere stata la patria di un grande pittore del novecento, Antonio Mura, le cui opere possono essere ammirate presso il Comune e la Chiesa Parrocchiale. |
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